12 marzo 2013

Fingiamo che sia un nuovo blog.


Ho collezionato ben dieci bozze solo in nome di questo post. Di tutto il macello di cose che ho provato invanamente a scrivere e riscrivere, l'unica importante in effetti è che vorrei scusarmi con ognuno di voi, uno per uno, per la mia assenza dal commentare i vostri blog (mi sono sempre tenuta aggiornata, quantomeno), mi dispiace.

Ora passiamo a me, non so se più per egocentrismo o perchè tipo è il mio blog.

Praticamente è successo che in quest'ultimo periodo, un pò per pura casualità, senz'altro anche grazie a qualche evento (e persona) o forse solo per naturale corso evolutivo degli eventi, ho acquistato nuove consapevolezze, parte delle quali hanno portato al crollo della mia unica credenza, dell'unica certezza nella vita, cioè l'idea di me stessa....e quindi anche al  MIO.

Che l'unica credenza di una persona riguardi la religione, una filosofia di vita, il proprio figlio, gli alieni,  Babbo Natale  o un criceto, di qualsiasi cosa si tratti resta il fatto che sia l'unica, quindi penso sia naturale che manchi la terra sotto i piedi dopo una scoperta che ne neghi l'esistenza o faccia cambiare radicalmente idea su di essa. Tra parentesi, se anche una tale illuminazione avvenisse in positivo, secondo me ci sarebbe comunque da spararsi. Se per esempio fossi da sempre un'atea convinta ma un giorno dovessi avere un'evidente prova dell'esistenza di Dio, non è che farei salti di gioia: la mia unica certezza su cui ho basato ogni cosa di me e della mia vita sarebbe comunque crollata, punto. In tal caso, magari potrei rivolgermi proprio all'entità divina per ricominciare a vivere partendo da una nuova credenza, certo...ma nel caso dell'esempio inverso, si sarebbe fottuti.E questo è solo uno stupido esempio. In ogni caso, inutile dirlo: la mia illuminazione non è stata in positivo. Comunque, quello che mi ha sconvolto di più non è stato tanto rendermi conto di cose negative di per sè, ma il non capacitarmi di come io abbia fatto a credere ad una cazzata per vent'anni, io che mi reputavo intelligente. Facendo un esempio, è come se si sia da sempre convinti di essere la persona più altruista del mondo, vivere e pensare di conseguenza e di punto in bianco scoprire che la realtà è che si è degli stronzi infami...ora, non chiedetemi  come diavolo  sia possibile convincersi dell'esatto opposto della realtà e poi all'improvviso cadere dalle nuvole, ma a me è successo. In effetti basta un minima intelligenza per costruirsi certi ragionamenti che reggano nella nostra mente, per auto-convincersi e spiegarsi le cose come più fanno comodo: il problema è quando non si è consapevoli di starlo facendo, quando si è  ciechi o forse solo troppo abili nel farlo. E oltre alla mia unica credenza -non nego che possa essere patetico credere solo in sè stessi, ma oh, che devo fà, sperare nel principe azzurro?- ho perso non solo l'autostima basata sulla mia idea (errata) di me stessa, ma anche la mia identità. Quindi, se già di mio e di norma ero senza senso, scopo e direzione, figuriamoci cosa potevo fare perdendo anche l'identità.

Ebbene, come ho reagito alla scoperta? Al momento ho pianto disperatamente fino ad addormentarmi. Ma in me c'è sempre da dividere conscio e inconscio. Il mio lato razionale-effettivo ha reagito in...alcun modo, continuando a vivere come se niente fosse dall'indomani mattina in poi. Il mio inconscio però deve esserne rimasto un tantino sconvolto, dato che in seguito ad eventi dimostranti azioni e comportamenti che non sono MAI stati parti di me (*il principale ha riguardato l'essermi messa in una situazione sgradevole in cui a quanto pare ho ricercato attenzione e aiuto, al corso di Pasticceria, brrr) ed un ulteriore spiazzamento e chiedersi ma tu chi cazzo sei? mi ha portato a prendere seriamente in considerazione l'idea di tentare il suicido -non con l'intento di morire, per carità- e farne pure blandi tentativi per due notti di fila (seppur, apparentemente e secondo la mia mente senza un senso nè motivi). Dopo questi eventi ed un'accurata analisi più che mai razionale (situazioni, ipotesi, pro e contro, possibili interpretazioni di ogni cosa, A, B o C, conseguenze etc), ho addirittura scritto alla mia ex-psicologa chiedendole consiglio sul come poter dire a mio padre della mia necessità di tornare a parlare con lei, perchè testualmente  "ho bisogno di aiuto, ora più che mai" ...patetico ed ho già cambiato idea al riguardo.

Le possibili soluzioni finali del mio ragionamento notturno erano due, comunque, partendo dalla premessa che così non potevo andare avanti e c'era l'aggravante dell' ho perso la mia identità: o chiedevo aiuto a qualcuno o comunque dovevo cambiare qualcosa, perchè come stavo facendo decisamente non andava bene. E il cervellino ce l'avevo ancora. Insomma, myself vs altri: IO MI SALVO DA SOLA , di solito.
Ed è quello che sto facendo e intendo fare, ancora una volta.

Come ho fatto ad uscirne/eventuale how to do per chi smarrisce sè stesso.
Dunque, dopo essere stata sufficientemente in balia di una decisa passività-assenza ed essermi lasciata malguidare dal mio inconscio in quanto evidentemente c'era troppo da sopportare e analizzare, finalmente una sera ho deciso di fare qualcosa. Non penso che avere uno scopo nella vita sia fondamentale, ma avere delle basi, dei presupposti su cui si possa contare, lo è. Credo siano essenziali per vivere. Mi sono ritrovata al punto in cui ho perso la mia base, quindi, qual'è l'unica cosa logica da fare? Ricostruirsela. Bene: dunque la mia sola attuale certezza è partiamo dal presupposto che ho appena perso le mie basi.  Ok, no, troppo deprimente. Poi mi è venuto in mente che al di là della mia identità e di come sono fatta, sono qui da vent'anni e qualcosa sarà successo, no? No. Partendo dalla linea temporale ho meditato sul fatto che il mio passato sia totalmente inutile, oltre che parzialmente rimosso: le cose belle non torneranno mai più e sono morte, ogni situazione cambiata; le negative mi fanno ancora male, se viste in una certa ottica. Finalmente credo di essere riuscita a liberarmi dall'ossessione di dover partire dall'indietro per ogni banale questione, di dover inquadrare la mia storia fino ad ora ed essere consapevole di ogni mio precedente passo, che si tratti di risalire all'inizio di una settimana, un mese o di dieci anni fa. Inoltre, l'esperienza mi è mai servita? No, commetto sempre gli stessi errori. Quindi...tabula rasa. Infine sono partita da brava bambina delle elementari dal  chi, cosa, dove e quando. Per farla apparire in modo meno peggiore, diciamo che ho semplicemente contestualizzato. Fa ridere -anche a me, ora come ora- ma ho iniziato a scrivere cose del tipo mio nome, cognome, sesso, età, dove, con chi e in che situazione vivo, cosa sto facendo al momento e cose simili. Ho inquadrato l'attualità generale di una persona, che poi fossi io poco conta. Ed è bastato notare due punti generali (che sono in quinta superiore, per esempio, o che vivo con persone che eviterei volentieri) per avere già obiettivi e cose da fare. E questo è stato il mio ridicolo ma a quanto pare efficace nuovo punto di partenza.

Minchia quanto sto scrivendo.

In sintesi, anche se ancora ed attualmente non ho precisamente sbrigliato la matassa (è un lavoraccio analizzare tutto e scoprire se sono proprio tutta un'auto-menzogna oppure magari si salva qualcosa di me o anche solo delineare precisamente come e perchè io sia, per poter cambiare...mica cazzi!) e non sono giunta a conclusioni, SO per certo che quasi tutto quello che ho sempre creduto di me stessa è una cazzata, ad eccezione di due cose (vago qi e, diciamo, spontaneo altruismo). Ho passato orribili momenti, ma mi sono decisamente ripresa dalla fase critica-insensata. E ora come ora non sto a farmi troppi problemi, semplicemente sto vivendo con la voglia di alzarmi la mattina, uscire, leggere, scoprire, camminare, vedere gente, parlare, suonare e cazzate varie.  Ho di nuovo una base, consistente nell' io sono qui, viviamo, anche se non so più di preciso chi sono e come sono fatta. Ma ci arriverò e mi modellerò, a tempo debito e nel modo giusto. Infondo cosa me ne importa? Se si perde tutto, si può conquistare e raggiungere qualsiasi cosa, come se si fosse quasi appena nati. E le macerie prima o poi saranno spazzate via. Easy. Forse ripartire da zero era l'unico modo di farcela, perchè non penso si possa mai uscire da una situazione che mescoli continuamente cose passate, superate o anche solo semplicemente cambiate con lo stridente presente. Non sto a pensare a niente di quella che credevo essere me, non faccio confronti e non mi piango addosso, semplicemente provo a vivere come vorrei e mi sento -per ora- con l'obiettivo di arrivare a fine giornata restando serena e quindi senza rimpianti per essermi comportata in un certo modo piuttosto che un altro o aver fatto o meno certe cose, insomma. E ci sto riuscendo.

Mi sono resa conto nella pratica quotidiana che due cose essenziali sono consapevolezza e, cazzo, presenza: vivere il presente rendendosene conto, esserci (sempre stato un mio punto debole il secondo, sempre). Queste sono le due chiavi della vita, forse anche la semplicità.

Io invece ho quasi sempre vissuto non rendendomi conto dell'attimo (al momento almeno, poi vai con nostalgia e rimpianti, a go go proprio), complicando tutto e spendendo la vita a fare ragionamenti che per quanto fossero sensati e giusti restano criptici e complessi, pensando davvero troppo -e nell'accezione sbagliata- al passato ed ai sensi di colpa, contemporaneamente a mille ragionamenti/idee/scenette mentalmente preparate per il futuro, per redimermi...non so come nè perchè e cosa mi abbia portato a questo, ma ho sempre fatto così ed è la cosa più deleteria del mondo, in primis per me stessa. La consapevolezza l'ho sempre avuta, ma a scoppio ritardato e mai al momento (quindi inutile, se non ironicamente sadica), dato che non a caso, almeno la metà dei mie problemi sono sempre derivati da una mia assenza/passività, senza la quale non ci può essere alcuna consapevolezza. Non è questione di non essere spontanei, ma in qualche modo di essere proprio assenti ed arrendersi a stronzate ordinate dall'inconscio di cui ci si pentirà: senz'altro un'altra cosa che devo fare è riuscire a conciliare nel modo migliore il mio lato razionale con quello inconscio, probabilmente non reprimendo il secondo e certi pensieri e stati d'animo dolorosi o reputati negativi....o facendo pace col cervello. La repressione è una serial-killer, un'altra. Ma non reprimo niente intenzionalmente, per questo non ho attualmente idea di come fare a risolvere questa cosa! Il mio lato emotivo-sentimentale è come esterno a me, -direi inesistente, ma so che non è così- suppongo vada a braccetto e si sfoghi nell'inconscio. Ci sono dei meccanismi ormai ben radicati in me, di cui il sistema di rimozione è padrone assoluto. Devo proprio fare pace col cervello, decisamente.

Anyway, il lavoro di individuazione-formazione di una nuova me stessa sarà lungo e impegnativo. Ergo stimolante. Insomma, yea: la vita è bella, anche se è una giornata del cazzo e come ha detto oggi  la mia professoressa (qual buon vento!) oh sono tornata ed ho portato la pioggia.

Stasera passerò da voi a leggere, e stavolta commentare...mi scuso ancora.
E grazie a chi si è preoccupato per me a causa della mia assenza.
Mi siete mancate!