12 aprile 2013

Old but gold.

Il famoso post in cui riassumo le celebri scoperte sconvolgenti sulla mia persona, grazie mille a Thana per la sua espressa curiosità di voler leggere, che mi ha fatto superare la pigrizia (mi serviva rileggere tutto ciò, data la mia scarsa memoria).

Scritto Martedì 19 Marzo, di notte.

Come puntualmente accade dall'inizio di quest'anno, la mensile "trasferta" di qualche giorno mi ha salvato dal degenerante e solito circolo vizioso in cui mi ero nuovamente infilata prima di partire. Iniziata da domenica mattina, finirà giovedì sera, viaggio di ritorno compreso. A dir la verità già domenica sera mi sentivo un'altra persona: pace, silenzio, solitudine e soprattutto mè stessa. Oltre a giorni di digiuno e al mio dimezzamento -non chiedetemi come sia possibile, ma lo giuro...saranno anche tutte le scale!- tutto questo mi porta, ogni volta, semplicemente ad un sereno equilibrio (che non sono mai riuscita a tenere una volta tornata a casa, ma questa è un'altra storia) dato anche dall'irrazionale convinzione che questa solitaria quotidianità sia sempre stata la mia vita e sia la norma, dato che mi abituo in quattro e quattr'otto ai cambiamenti. Ma sto divagando poichè so già da tempo che se e quando sono da sola a gestirmi è tutto perfetto, ergo che per me l'ideale sarebbe vivere da sola. L'importante è che oltre all'obiettivo di non perdere me stessa appena rientrata a casa, ho avuto tempo e modo di riflettere.

Tra parentesi, questa volta ho anche potuto scoprire quanto sia dannatamente bello studiare, sia dal punto di vista di sentirsi sereni e pronti avendo fatto il proprio dovere e dovendo essere giudicati che e soprattutto dalla possibilità di scoprire miliardi di cose nuove e affascinanti. Per esempio, mi è capitato di studiare sia Freud (già amato e conosciuto) che Karl Marx dal punto di vista pedagogico: per quanto riguarda l'ultimo, l'idea che la vera essenza e storia dell'uomo sia data dalla produttività è brillante e interessante, così come quella dell'alienazione data dallo snaturamento dello scopo del lavoro nella società capitalistica di quel tempo. Ammetto che non ho mai saputo niente di Marx, oltre al crederlo ironicamente e giusto pour-parler "uno stupido comunista": ora vorrei leggere Il Capitale, per iniziare. Per puro caso, nella traccia di uno dei possibili temi da svolgere ho letto un pensiero di Montale riguardo al tempo che non solo mi ha colpito molto (in quanto ne sono da sempre ossessionata) ma mi ha sia dato un'idea per la tesi di maturità che permesso alla mia celebrolesa mente di avere brillanti idee e teorie sull'umanità, ampliando e attualizzando il suo discorso di base (focalizzato sul lavoro). Insomma, mi sono ricordata che tra due mesi e mezzo dovrò sostenere l'esame di stato e questa è stata praticamente l'unica volta che ho aperto un libro, a tal punto da essermi convinta di non SAPERE -più?- studiare. Oppure, l'aver svolto un altro tema di una poesia di Pascoli, sia grazie a ricerche che alle mie vaghe conoscenze psicologiche mi ha permesso di arrivare ad ipotizzare che a causa della precoce morte dei genitori egli abbia inconsciamente rivisto sua madre in sua sorella Ida con la quale forse aveva un rapporto quantomeno ambiguo, o che non abbia avuto tempo di identificarsi correttamente nel padre...e che tutto questo alla fine gli abbia impedito di vivere una vera relazione amorosa, avere una famiglia e sposare qualcuna, impegnandosi. O magari se schifava il sesso era perchè in realtà era omosessuale e non lo riusciva ad accettare, ma alla fine scappava da ogni donna. Non mi è nemmeno chiaro se abbia mai scopato o no, in ogni caso: cosa me ne frega della sessualità-psiche di Giovanni Pascoli? Francamente niente, ma lo reputo interessante, così come qualsiasi altra cosa.



Ora, parlando delle famose e shockanti nuove consapevolezze, la principale era che sono una persona di merda pur avendo sempre pensato il contrario, dati i fatti che fino ad allora non avevo mai colto e capito.

Buona parte della tesi è data dal fatto che mi sono definitivamente ed irrimediabilmente "accorta" di non limitarmi ad avere "qualche sega mentale a volte", ma proprio di essere schiava di numerosi blocchi/paure che casualmente hanno in comune un filo conduttore. Da lì in poi ho potuto fare riflessioni approfondite su di me e la mia vita, ovviamente, è solo in punto di partenza questo. Nello specifico, ho constatato -grazie a meno di 24h con lui. Bem: una prova dopo l'altra data dalla serata/nottata trascorsa insieme- che di fatto mi rifiuto di cantare, urlare, ballare e perfino godere e lasciarmi andare con chiunque altro, bloccandomi. Che io sapessi, mi sono sempre rifiutata di cantare in pubblico (fin da piccola, a differenza di balli scatenati) ed odiando il mio corpo perfino da fermo, chiaramente agitarlo seppur a ritmo non mi entusiasmava più (feci diversi tentativi di danza, anni fa, scappando poi dallo specchio dell'aula delle lezioni). Il cantare era perfino dimenticato in quanto assodato come "MAI, è il mio trauma innato"...quindi, nella mia mente mi ero sempre limitata a credere che si trattasse solo di avere remore nel voler ballare in quanto non a mio agio col mio corpo, stop. Invece non è così e soprattutto non è assolutamente vero che ogni mio blocco sia più o meno direttamente provocato dall'immagine che ho del mio corpo. Non so, i grassoni forse non cantano? Cantare implica forsennati ed antiestetici movimenti di lardo nel dar aria alle corde vocali? E non sono affatto stonata. In conclusione: ho capito fino a che punto e livello (patologico) io mi neghi e rifiuti di fare tante cose, anche se vorrei e le sento dentro di me. Cosa accomuna tutte le attività? Non so di preciso, ma c'entrano sicuramente sia l'esprimersi che il mostrare sè stessi liberamente (come si canta, come ci si muove, come ci si lascia andare, come si prova piacere). Sono tutte anche comunicazioni, in qualche modo. Forse qualche parte malata di me pensa che siano tutte cose troppo personali e intime, ma canticchiare una canzone non mi sembra molto profondo, a dispetto di altre cose (in primis il comportamento) che mostrano chiaramente il tuo modo di essere. Non lo so. In ogni caso, la cosa più inquietante e che mi dimostra ulteriormente che non si tratta solo di "paranoie per il fisico" è che io nemmeno DA SOLA riesco a fare queste cose, almeno al 100% e liberamente. Quindi non è questione di vergogna e tantomeno degli altri: se perfino da sola e senza timore di giudizi reali o immaginari riesco a lasciarmi andare alla musica ballando, per esempio, come posso anche solo sperare di riuscirlo a fare in pubblico? Forse la risposta è che io stessa sono la peggior giudice? Non credo. Cosa significa poi lasciarsi andare? A cosa? A chi? Perchè? In ogni caso, non sono una persona di merda solo perchè nemmeno su assillante richiesta riesco a canticchiare una canzone. Il peggio è che non posso dire che queste attività mi siano indifferenti, no: amo la musica, sento il ritmo e ad una parte di me verrebbe naturale muovermi e ballare a ritmo. [Avrei detto, un tempo, che almeno da sola "canto sempre" essendo una necessità, anche se mi sono accorta che negli ultimi anni mi sono talmente abituata a farlo di nascosto (smettendo all'istante appena chiunque entrasse in camera mia neanche stessi commettendo un reato, chiaro) da farlo davvero in un tono troppo basso. A questo punto non so neanche se sia davvero cantare quel che faccio, dato che il volume è al massimo lo stesso con cui parlo. Cazzo. Forse ho inventato una nuova disciplina: il parlare scorrevolmente intonati. Cristo santo.] Mi sembra giusto e bello provare piacere, infatti me lo concedo -anche se qualcosa di invisibile mi blocca una volta vicina all'apice- il problema con gli altri sembra essere piuttosto il mostrare di starlo provando, forse. Ed io con me stessa come non potrei mai esserlo, in teoria mi sento sicura, tranquilla e rilassata. Posso capire con gli altri con cui non sia così in confidenza, ma da sola che scusa ho? Perchè non mi comporto di conseguenza? Forse è vero che i miei stessi giudizi esistono...e in tal caso ne sono terrorizzata. Ma dev'essere qualcos'altro.

Dicevo? Ah sì, che faccio schifo in quanto schiava (di me stessa), sia dal punto di vista idealista che pratico ed effettivo (perchè già una che non balla nè canta e sembra divertirsi fa cadere i coglioni, se per giunta è sessualmente complessata o peggio, che palle ciao). Ora, il sesso. Vi ho mai raccontato la mia divertente storia con esso? Meglio così. In ogni caso, altra mia convinzione pilastro era che "dai, almeno io la do e me la cavo con certe cose" (LO SO, LO SO)...ma l'idea deriva dal periodo in cui in realtà cercavo solo amore ma dati gli elementi mi ero convinta inconsciamente di poterlo avere solo dando subito e per forza all'altro ciò che voleva, ergo un buco da riempire, nei casi specifici. In seguito ho capito tutto ed ho totalmente troncato con certi tipi di persone, rispettando me stessa, ma minimi residui di questa idea devono essere sempre rimasti in me, date le esperienze. Quindi, pur non credendomi certo una bomba del sesso e nonostante le onnipresenti seghe mentali su qualche dettaglio, ero tranquilla almeno da quel punto di vista, intendendo di essere piuttosto "liberale", non avendone paure del sesso nè facendomi schifo farlo, e di certo non stando a fare la preziosa per concetti dal dubbio senso. Invece no. E, certamente, dipende dall'uomo di turno, ma col cazzo che basta un buco: se un cadavere sarebbe più rumoroso e voglioso di godere di te, forse devi farti qualche domanda. Forse. E certe cose si notano subito. E un buco potrebbe sì bastare, ma solo con una persona NORMALE (non io) che parta dal presupposto di essere a suo agio e sicura di sè o quantomeno abbia delle voglie, tra cui quella di essere soddisfatta oltre a soddisfare e basta, una persona che comunichi. Tra parentesi, questa scoperta riguardante il mondo delle lenzuola l'ho potuta fare solo grazie all'ultimo lui -non abbiamo ancora mai fatto sesso, ironia- dato che appunto, il responso di precedenti elementi mostrava che andava tutto benissimo perchè davvero bastava un buco e stop.

❤ {E tra parentesi, prima del famoso giorno in cui ho avuto schiaffata in faccia la verità su diverse cose, ero così felice di aver scoperto questa persona da aver voglia di diventare anche io una splendida persona, solo per lui, per armonia. 

Avevo scritto: "Credo che l'arte della vera bellezza sia quella che non si limiti a farsi ammirare, fine a sè stessa, ma abbagli a tal punto da darti lo stimolo a volerne far parte, l'istinto di dovere: diventare anche tu capolavoro. Questo sei tu." 

La cosa divertente è che questo pensiero riassuntivo l'ho partorito prima ancora di esserci uscita, dopo un paio di giorni di mere chiacchere. Diciamo che ho intuito con le persone e no, non ho ancora mai cambiato idea (e non ha mai saputo di essere il destinatario dell'idea). Chiusa parentesi, anche se dovrei riassumere la breve situazione con lui, un'altra volta. Ed ho anche notato come l'apparizione di belle persone sia fondamentale e stimolante, realizzando forse quanto io sia stata sfigata in tal senso, fino ad ora. Forse se fossi stata circondata da sempre e costantemente da belle persone sarei molto diversa, oggi. Anzi, è sicuro, ma ovviamente la colpa principale di quel che sono è mia. Col senno di poi...proprio ora che ho voluto conoscere a tutti i costi una persona subito adocchiata come fantastica (non ricordo se ho mai raccontato tutto, ma decisamente io mi sono fatta avanti per conoscerlo una volta notato), sono io ad essere una persona di merda. Che ironia della vita, eh?}

Se la conclusione è stata che faccio schifo, non è solo perchè sono vittima di miliardi di blocchi irrisolti che limitano molto me stessa, non è solo la cosa di per sè: è anche e soprattutto il fatto che per vent'anni io non mi sia mai resa conto di molte cose e sia ora caduta dal pero, mai vedendo la gravità della situazione o semplicemente ammettendo la verità. Come ho potuto farlo? Devo aver ignorato e giustificato a me stessa il tutto, da sempre. Oltretutto -inconsciamente- evidentemente architettando modi, pensieri e teorie per sentirmi una bella persona nonostante tutto questo, nonostante non lo fossi mai stata: questa è la cosa più grave che non mi perdono, solo questa. E allora ha sempre avuto ragione mio padre: ho sempre fondato la mia arroganza sul puro e semplice NULLA. Non che la mia autostima fosse mai stata immensa (soprattutto, spesso dedita al crollo totale), ma esisteva e mi faceva credere perfino superiore a molte persone. E poi ehi, com'è che la mia sicurezza di base, in genere esiste o muore PROPRIO, SEMPRE E SOLO in base a quanto mangio o non mangio il giorno x, se sono più o meno magra? Forse per "distrarmi" e perchè appunto, non esiste nessun'altra base su cui essa si potesse fondare? E prima dei dca come e cosa facevo? Pur non essendomi mai piaciuta fisicamente, ricordo di aver sempre avuto una certa autostima...a parte che ero sicuramente meno complessata di oggi. Ed ecco un'altra constatazione che mi ha davvero sconvolto e non ha senso: probabilmente ho basato tutto sul mio bel faccino. Sembra un paradosso, ma la verità è che il non essere brutta (da qui a bella ce ne passa, sottolineo) è l'unica cosa a cui mi sono sempre aggrappata, forse (so che è assurdo dato che passo le giornate ad odiarmi fisicamente, ma tutto ha senso). Perchè da sempre sono fissata con l'estetica e quindi anche col voler migliorare fino a diventare perfetta? Perchè spendo così tanto tempo a curarmi (tralasciando l'alimentazione) e tra l'altro attività stupide come mettersi lo smalto, farsi maschere per i capelli e compagnia bella sono guardacaso i miei unici calmanti-antistress? Perchè salvo rarissimi giorni in cui non me ne frega un cazzo preferirei morire piuttosto che uscire un giorno di casa senza trucco? Perchè mi importa a tal punto? Perchè tutto ciò che riguarda il mio apparire -non si tratta solo di kg, anzi- mi ha sempre ossessionato? Perchè non c'è nient altro. Sono sempre stata convinta che la mia storia fosse "sono una bella persona ma ho il difetto di essere grassa, cosa che mi auto-limita nell'essere una bella persona al 100%" (ricordo che nel mio primo diario che ho tutt'oggi, ad 8 anni già avevo scritto che l'unica cosa che non mi andava di me era la mia pancia ma poi ero fantastica a livello personale)....ho scoperto di punto in bianco che la realtà è l'esatto contrario: non sono niente eccetto una bella maschera (aggettivo da prendere con le pinze). E i ragazzi di turno non è che "devono avere voglia di andare oltre il grasso, scoprire la mia bellezza interiore ed innamorarsi di me"...no. Attirati dalle mie tette, al massimo mi hanno sopportato per un pò, per poi scappare di fronte alla realtà....al massimo dovrei diventare davvero bella a tal punto che il vuoto e la noia della mia persona possano quasi passare inosservate. Non mi reputo nè sono mai reputata bella, ma devo prendere atto che per molti lo sono ed evidentemente ammetto l'esistenza di qualche dote genetica di base che non mi rende un cesso. Posso facilmente ipotizzare che la mia ossessione per l'esteriorità, sfociata poi in veri disturbi alimentari, non sia altro che un mezzo che mi permette di distrarmi dalla realtà, di avere sempre la mente impegnata da stronzate. Non che abbia scelto o voluto niente e tantomeno ne sia felice, cristo santo, ma dev'essere così. Senza ossessioni sul fisico, cosa mi sarebbe restato? E tra parentesi, ora risulta chiaro anche il mio auto-boicottamento: com'è che non riesco mai ad arrivare fino in fondo? Perchè da anni mi ritrovo persa in questa eterna guerra senza vincitori, destinata a ripetersi ogni giorno? Perchè non arrivo mai alla fine o in alternativa non lascio perdere? Forse perchè se dovessi diventare oggettivamente bella -nonchè secondo i miei canoni- poi sarei disperata e scoprirei che anche sottopeso sarei una merda vuota e inutile? Forse perchè non avendo più niente da perfezionare non saprei che altro fare della mia vita? Se mi ci impegno da anni è perchè credevo che il mio non accettarmi fisicamente fosse un limite a me stessa e certamente lo è (date tutte le cose che ho fatto e soprattutto NON FATTO solo per questo)...invece, forse questo mi permette solo di sopravvivere. E sarebbe un colpo duro scoprire che il mio limite non erano i kg in più. Non vedo onestamente altre spiegazioni nel mio autodistruggermi e non arrivare mai all'obiettivo, non ne esistono altre. Quindi, questo mondo non troppo fatato di ossessione per corpo e cibo sarebbe solo un mezzo che devo essermi costruita, tutto qui. Un'ossessiona come un'altra per evadere la realtà. Bella merda. Mio padre ha sempre avuto ragione quando mi diceva che "mi credo tre cazzi e mezzo solo perchè sono bella" e vivevo solo nell'apparenza...quando succedeva io piangevo tutta la notte e restavo disarmata per quanto lui poco mi conoscesse come persona (mettendoci anche l'ironica della vita, che io combattevo proprio contro il mio corpo che odiavo e non ci voleva Einstein per saperlo, solo un idiota avrebbe quindi osato dirmi proprio che "io mi credo bella e marcio su questo"). Ma aveva ragione. Fottutamente ragione, a quanto pare.

L'unica cosa che non posso negare, a cuore aperto ed onestamente, è di avere un cervello. E credetemi, ce ne vuole per auto-convincere sè stessi con la logica di tutto un teatrino che è l'opposto della realtà, solo per -evidentemente- non volere o poter ammettere e capire certe cose. La mia sensibilità non esiste più e ormai so che è inutile annoverare tra i propri pregi l'altruismo, essendo l'interesse per gli altri puro egoismo, solo in forma più socialmente accettabile. Quel che mi resta e posso dire di avere, quindi, è un qi.

Forse però, di costruttivo in tutto ciò c'è che nella psiche niente è casuale: forse, se non mi fossi impedita di prendere coscienza della realtà è stato perchè non l'avrei mai potuta sopportare prima, non ero pronta. In qualche modo forse mi sono difesa. Si, e a quale costo? Di aver creduto per tutta la vita falsità che poi si sono rivelate tutte insieme nel giro di un giorno e mi hanno portato a non sapere più chi fossi e in seguito pensare davvero al suicidio solo perchè tanto non c'era più nessuno da poter uccidere? Carino. In ogni caso, meglio o peggio non si può sapere ed ogni cosa mi è servita ad arrivare fino a qui, inutile farsi domande o pensare al come sarebbe potuta andare diversamente.

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Se ci fossero altri visitatori all'infuori di questo mondo, più che al rispetto inviterei agli insulti, per il semplice motivo che non esiste alcuna ragione al mondo per cui io possa essere insultata (riguardante il mondo dei dca, quantomeno) e potrei felicemente rispondere ed argomentare qualsiasi critica o altra stronzata. Ma tanto sono sfigata e il karma non mi accontenta mai, c'est la vie. Per le altre, invece: grazie di essere passate.