Per la prima volta dopo anni, mi sono
resa conto di una cosa. No, non è questione della solita ragazza affetta da dca
che prima sostiene di stare benissimo e poi ammette di essere malata: non c'è stato un solo giorno nella mia vita in cui io
abbia pensato di stare bene. Non intendo essere felice, allegra o serena, ovviamente,
ma di stare bene col mio corpo e col cibo. Ero
convinta di avere "solo" dei problemi, invece io sono
malata. Di essere malata lo so, a quanto pare, ma non mi ci sono mai
soffermata sù più di tanto. Ora mi sono resa conto di tante e tristi cose.
La definizione di malattia, almeno mentale, qual'è? Senza riportare
citazioni, il succo del discorso è che puoi anche essere convinto
di essere Napoleone, ma se non nuoci in alcun modo agli altri e
soprattutto a te stesso, non puoi diagnosticarti un disturbo mentale.
Nel caso di Napoleone, ovviamente, sarebbe impossibile che non ci
fossero problemi. Ma la sintesi del discorso è che sei malato nella
misura in cui quello che fai, non fai, pensi e tutto il resto ti crea
dei problemi, su qualsiasi piano della vita essi siano (perfino in uno solo, così come in tutti).
I
miei problemi col mio corpo, mi creano problemi da tutta la vita, avendo sempre pensato di essere grassa. Con la differenza che fino ai 15 anni l'odiare la mia figura mi creava problematiche diciamo quasi banali,
come insicurezza e scarsa autostima, assoluta timidezza e soprattutto limitare sia me stessa che le mie attività (anche una banale corsetta per non perdere il pulman, per esempio, diventava per me la morte e la evitavo). Poi invece, i problemi sono diventati quotidiani e gravi: se
la tua vita ruota intorno al cibo-peso, è chiaro che sei malato e la
cosa ti crea disagi ogni istante. E così è la mia vita, da almeno 5
anni a questa intensità, o meglio da questi anni sfociata in veri e propri
disturbi. La rivelazione non è che io sia malata, però. Ho
pensato essenzialmente a due cose, logicamente consecutive.
Se una persona è malata, almeno
nel caso di disturbi mentali, credo che non sia sè stessa, non
pienamente almeno, non sfrutta le sue potenzialità e ciò è triste.
Di qualsiasi cosa si tratti. Ovviamente, in futuro e alle lunghe ogni
singola esperienza si sarà rivelata utile per renderci ciò che
siamo, questo non lo nego (così come, forse, non ho rimpianti), ma è un altro discorso. Il fatto è che una persona che è malata,
disturbata da qualsiasi tipo di pensiero più o meno ossessivo,
strano o che, fa una vita di merda e non è giusto. Se non avesse certi pensieri, farebbe una vita totalmente diversa! Probabilmente, sarebbe anche una persona totalmente diversa. Queste sono
malattie come qualunque altra, ma spesso vengono viste come
tutt'altro. Pertanto, si può guarire. In termini pratici e parlando
di me: questa non sono io. Questa non è vita. Perchè una vita
normale non si basa sui numeri e sulla propria -forse distorta-
immagine corporea. Se per esempio mi piacessi e fossi come ho sempre
sognato di essere, fisicamente, io non penserei mai più a kg e
calorie. Semplicemente per questo ho fretta di diventare come voglio, per poter essere al livello di qualsiasi persona che stia bene nella propria pelle e di conseguenza poter fare tutto quello che mi pare ed essere me stessa. In tutto il tempo che ho passato a programmare, calcolare,
piangere, mangiare, stare male, digiunare e TUTTO il resto, io avrei
potuto cambiare il mondo. O fare qualsiasi altra cosa. Fingo e mi
sforzo da quasi sempre di fare le banalità quotidiane che tutti vogliono
che io faccia, essenzialmente basate sullo studio. Ma non sto vivendo
davvero e fino in fondo. E' come se mi trovassi in un apatico limbo.
Ed è normale, se vivere come vivo io e nella mia testa è un modo
malato e ti distrae dalla vera vita. Non è colpa mia. Ma non è questione di colpe. Il
punto è solo che i disturbi mentali -depressione compresa, per
esempio- sono esattamente come qualsiasi altra malattia, senon
peggio. Si può e si ha il diritto di avere l'assistenza per poter
guarire. Se hai un cancro poverino e se invece sei depresso ti
mandano a fanculo dicendoti dai, di stare sù? O nel caso specifico,
dai, piantala di rompere i coglioni e mangia normalmente? Grazie al
cazzo. Non funziona così. Ammetto anche la mia passata ignoranza e
sottovalutazione di queste cose, per esempio la depressione. Io lo
ammetto e da tempo mi sono informata, ma il resto del mondo? In ogni
caso ed in conclusione, io sono malata, da anni, e di fatto sto male.
E non è questione di puro "dolore psicologico-mentale", ma
oltre ai danni fisici, se vogliamo metterla sulle rigorose
definizioni scientifiche, sì, questa/e malattie influiscono su ogni
aspetto della mia vita. Dal sociale al lavorativo (o meglio, per ora,
studioso). Per esempio, non andare a scuola nè uscire di casa se il giorno prima ho avuto un'abbuffata, direi che influisce un tantinello sulle numerose assenze a scuola ed annesse bocciature. Esempi a caso. Ho a tutti gli effetti almeno un disturbo mentale.
Il secondo punto è logico: si può
guarire, giusto? Quindi, cosa devo fare? Per puro caso e per
tutt'altri motivi, mio padre mi ha spedito da una psicologa e ci vado
da Ottobre, mesi ormai. Io ne ho approfittato e protratto il tutto
(fosse stato per lui e per l'oggetto d'interesse ci sarei dovuta
andare neanche tre volte), ovviamente, per cercare di scoprire le origini dei
miei problemi, conoscermi a fondo e tentare di cambiare. Quindi,
diciamo che sono già in cura da una psicologa-pedagogista, che è
perfettamente a conoscenza della mia situazione, alimentare compresa.
Ogni tanto mi suggerisce qualcosa, ma di fatto, in quasi un anno,
non c'è stato un giorno che io abbia fatto diversamente dagli ultimi
anni, col cibo, coi pensieri e con i miei obiettivi. Non sono cambiata, non sto cambiando. Sarà anche che io stessa
non sono mai arrivata al punto di dire che i problemi col cibo mi
stanno distruggendo (e non l'ho mai pensato) e quindi la suddetta
psicologa sottovaluta la cosa, ma insomma, questo non basta. Quindi,
ripeto, io cosa cazzo devo fare più di cercare di capire le cause
della mia malattia? Cosa posso fare? Devo rivolgermi ad uno
psichiatra? Cambierebbe qualcosa? Devo ammettere "al mondo"
(ai miei) apertamente, come se non lo sapessero già, che soffro di
disturbi alimentari da anni e non ce la faccio più? E loro cosa
farebbero? Già immagino: "dai, allora da domani facciamo tutti
una bella dieta sana e poi magari ne parli un pochino con la
psicologa". Immagino correttamente, dato che specie mia madre ha
potuto notare e anche leggere diverse prove palesi dei miei disturbi alimentari. Non so se pensa che siano passati (è evidente di no), non sa cosa
fare, li sottovaluta anche per ignoranza in materia o cosa. O semplicemente perchè io di certo non do segni di essere distrutta, ogni giorno. Ripeto. Cosa cazzo devo fare? E' che in
questa casa si tende ad essere ciechi. Una volta ammessi i miei
problemi gravi e le loro risposte superficiali e stupide, dovrei
mettermi a piangere ed urlare? Se riuscissi a piangere farei una
scenata, ma sono passata da ipersensibile e frignona al non riuscire
più a farlo da un paio di mesi. Scartata ipotesi. Devo provare a
suicidarmi? O finisci col sondino al pronto soccorso o non esisti e
stai benissimo? O pesi 30kg e stai per morire o stai benissimo e sei una grassona?
Cristo santo. Ok. Smettiamola di ragionare come una bambina di 9
anni. Non tenterò nè farò finta di suicidarmi. Voglio solo sapere
cosa fare ed a chi rivolgermi, dato che da una psicologa ci vado già
ma inefficacemente, almeno per questo quasi anno. Il processo di
auto-conoscenza è senz'altro lungo e magari richiede anni, per
carità. Reputo che lei sappia fare benissimo il suo lavoro, mi piace e piano
piano sto capendo un pò di cose in più di me. Ma forse è solo che io stessa non
ho mai visto l'urgenza e la problematicità di questa situazione, la
mia. Vaffanculo va.
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Se ci fossero altri visitatori all'infuori di questo mondo, più che al rispetto inviterei agli insulti, per il semplice motivo che non esiste alcuna ragione al mondo per cui io possa essere insultata (riguardante il mondo dei dca, quantomeno) e potrei felicemente rispondere ed argomentare qualsiasi critica o altra stronzata. Ma tanto sono sfigata e il karma non mi accontenta mai, c'est la vie. Per le altre, invece: grazie di essere passate.